
Accettare la propria fisicità
“Un’immagine corporea è sempre in qualche misura la somma delle immagini corporee della società …essa muta a seconda di colui col quale ci articoliamo”
di Paul Schilder (1935)
Ognuno di noi porta dentro di sé diverse fragilità più o meno grandi; esse sono delle conviventi con cui a volte è difficile avere a che fare. Ho avuto modo di osservare, nel corso del mio lavoro, che una fragilità molto diffusa (da cui io stesso non sono esente) è quella di non riuscire ad accettare pienamente la propria fisicità.
Il non piacersi – o il piacersi solo parzialmente – porta a non sentirsi sereni e a non essere a proprio agio in determinate situazioni, spesso anche solo nello stare alla presenza di altre persone.
Sentirsi a proprio agio con la propria fisicità è fondamentale per il benessere personale. Il corpo, infatti, non solo assolve a funzioni fisiologiche, ma è anche veicolo di comunicazione e di interazione.
La prima forma di interazione la svolgiamo interiormente con noi stessi, ed essa è pienamente influenzata dall’immagine che abbiamo di noi nella nostra mente. La percezione che abbiamo del nostro corpo, poi, influenza nella quotidianità la qualità delle relazioni con gli altri, ed essa stessa è a sua volta continuamente influenzata dalle interazioni che viviamo. Per poter stare bene in mezzo agli altri bisogna, innanzi tutto, essere in pace con sé stessi e accettarsi per ciò che si è.
L’immagine che abbiamo di noi è il risultato della somma di diversi aspetti, che vanno dalla percezione delle dimensioni del corpo alla stima che si può avere di queste dimensioni. La mediazione tra questi due aspetti porta inconsapevolmente alla generazione di sentimenti, sensazioni ed anche preoccupazioni legate alla forma fisica del nostro corpo. Questa sorta di ansia prestazionale inconscia porta involontariamente ad assumere determinati atteggiamenti e comportamenti mentre interagiamo con le altre persone.
Le percezioni involontarie che cogliamo durante l’interazione con gli altri possono portare alla generazione di ulteriori stati emotivi che, sommati a quelli che già inconsciamente fanno da background alla nostra immagine interna, vanno ad influire sulla nostra autostima.
La tendenza ad enfatizzare i propri difetti fisici accomuna un po’ tutti noi. In questa autocritica, il più delle volte immotivata, hanno grande influenza anche i nostri gusti personali, siano essi estetici o di altro tipo. Tuttavia, rimanere chiusi nelle proprie convinzioni senza darci l’opportunità di aprirci e confrontarci con gli altri non aiuta; anzi, aumenta il disagio interiore.
Appare quindi evidente che una soluzione per ridurre o, per lo meno, controllare il disagio possa essere la socializzazione.
Link rapidi
- Naturismo senza disagio: primo passo
- La percezione di sé attraverso lo sguardo dei social
- Essere sé stessi liberandosi dai condizionamenti esterni
- Amare il proprio corpo
Naturismo senza disagio: accettare la propria fisicità dal principio.
È aspirazione di ognuno potersi esprimere liberamente e senza timori in presenza dei propri pari, soprattutto se la nostra personalità e la nostra fisicità non rientrano nei cliché che la società ci propone.
Una libera e consapevole espressione di sé permette di riconoscere la propria bellezza, ed insegna ad accettare quelli che a noi possono apparire difetti, ma che in realtà sono solo caratteristiche personali che ci rendono unici.
L’insoddisfazione corporea accomuna sia il genere maschile che quello femminile, e in alcuni casi porta a livelli anche molto alti di sofferenza emotiva, che possono interferire con la vita stessa condotta dall’individuo.
Subire rapidi cambiamenti di peso, per esempio, porta ad una maggiore difficoltà nell’accettazione della propria forma fisica, soprattutto quando questi cambiamenti iniziano ad avvenire fin dall’età adolescenziale.
L’aumento di peso in età adulta può poi aprire voragini di sentimenti anche molto difficili da gestire, soprattutto per un individuo che ha sempre mantenuto di sé un’immagine ben precisa. Il tutto può essere ulteriormente acuito dal rallentamento del metabolismo basale, che subentra col passare degli anni e che porta inevitabilmente ad una maggiore difficoltà nel riuscire a perdere i chili di troppo, con modi e tempistiche ritenute perciò insoddisfacenti dalla società stessa (la cosiddetta “prova costume” estiva), a prescindere dalla dieta e dell’esercizio fisico che si mettono in atto.
Oltre a ciò, si deve comunque sempre considerare che diete troppo strette ed esercizi inadeguatamente esagerati possono portare più velocemente al manifestarsi, anche in breve tempo, di diverse patologie ai muscoli (strappi, etc. …), ai tendini (infiammazioni, etc. …) e alle articolazioni stesse (borsiti, etc. …), il cui decorso di cura può essere lungo, oltre che doloroso. Decorso che, inevitabilmente, impone una nuova interruzione dell’attività fisica; il che può portare – senza una dieta organizzata – ad un nuovo aumento di peso.
La percezione di sé e della propria fisicità: lo sguardo dei social
Il messaggio che dal punto di vista mediatico ci viene propinato quasi costantemente è che “solo se si è tutti belli, magri e vestiti in modo glamour, si può essere felici” in quanto uniformati ad un ideale di bellezza estremo che solo poche persone possono – di fatto – mantenere. Spesso, infatti, ci soffermiamo anche troppo nell’ammirare la bellezza intrinseca di modelli o attori, senza considerare – banalmente – che “essere belli e glamour” è il loro lavoro.
È innegabile che seguire costantemente una dieta ben precisa può essere alla portata di tutti; ma seguire una routine che necessita di diverse ore al giorno per svolgere esercizi fisici ben precisi assumendo diversi pasti al giorno oltre ai 5 classici, è una cosa che si può permettere solo chi lo fa – di fatto – di lavoro, come: sportivi, modelli o attori, seguiti – per altro – da professionisti che monitorano costantemente i loro parametri fisici e di salute. Persone la cui vita non ruota attorno ad una “normale” routine di lavoro che porta 5 giorni alla settimana ad essere dalle 12 alle 14 ore fuori di casa.
Il messaggio che ci passano è quindi concettualmente sbagliato, perché dovrebbe essere “solo se mi piaccio, posso raggiungere una serenità che mi permette di rendere più armonici i rapporti con le altre persone”. Ma questo messaggio può nascere dentro di noi solo se non sprechiamo energie emotive nell’invidiare chi segue una vita totalmente diversa dalla nostra, perseguendo canoni di bellezza comunque proibiti ai più. E che comunque, dopo una certa età, in gran parte svaniscono comunque.
Perché anche tra i belli la perfezione non esiste, come può non avere fine la brama di diventare sempre più belli, anche a costo di interventi chirurgici dal dubbio risultato.
Accettare la propria fisicità liberandosi dai condizionamenti esterni
Per liberare la propria fisicità il primo passo da fare è, sicuramente, aprirsi con persone di cui ci si fida.
Un passo successivo può essere quello di iniziare a fare esperienze, come le attività di gruppo che prevedono la condivisione ed il confronto.
Il processo di condivisione – prima – e il confronto delle esperienze – dopo – non porterà ad un cambiamento dell’immagine residua che le persone hanno di loro stesse nel proprio intimo, ma permetterà di “alleggerire” tale immagine, comprendendo che l’insoddisfazione, la gelosia e la paura ci accomunano tutti.
Tutti noi abbiamo gusti personali, e sappiamo benissimo che quello che piace a noi non necessariamente può incontrare l’interesse di altri. Per gusti personali possiamo intendere lo sport, la musica, la cucina, la sessualità, la fisicità, e molto altro. Quando ci troviamo a relazionarci con qualcuno, che sia una singola persona o un gruppo, dobbiamo tenere bene a mente questo aspetto, perché inevitabilmente l’interazione con una persona, e soprattutto con un gruppo di persone, potrebbe portare a conflitti con l’altro, o tra diversi individui all’interno del gruppo.
Quando si perde di vista l’importanza dell’accettare le differenze degli altri, si perde di vista l’importanza di accettare le proprie differenze rispetto a ciò che ci circonda. Questa perdita di percezione e di sensibilità si traduce nello sviluppo interiore di una resistenza emotiva, che è espressione della propria indisponibilità al cambiamento.
Il superamento interiore della propria indisponibilità può scaturire dal dialogo. Il dialogo, infatti, porta alla strutturazione dell’interazione e quindi all’accettazione vicendevole tra individui.
L’accettazione vicendevole porta naturalmente alla coesione, e quindi alla definizione del livello di solidarietà tra i soggetti dell’interazione.
Più si approfondisce la condivisione, più la coesione si fa emotivamente solida e quindi si genera naturalmente un profondo senso di appartenenza al gruppo, col quale si è condiviso se stessi e all’interno del quale si accettano ora totalmente le caratteristiche degli altri, che li rendono diversi da noi ma che, al contempo, sostengono le nostre diversità e fragilità.
L’arte di amarsi è un processo che si costruisce durante tutto il percorso della nostra vita. La condivisione può accelerare il processo che porta all’epifania, alla manifestazione e comprensione dell’amore di sé; ma non sarà un cammino senza ostacoli, esattamente come la vita pone ognuno di noi di fronte a prove di vario genere. Prove che possono aver lasciato anche cicatrici profonde.
La condivisione può inevitabilmente generare conflitti, sia interiori che esteriori. Il conflitto con sé stessi e con gli altri porterà a scoprire le resistenze, che noi stessi inconsciamente creiamo nel tentativo di proteggere le nostre fragilità; fragilità che siamo naturalmente predisposti a considerare come aspetti negativi della nostra personalità, quando invece possono essere elevate e coltivate fino ad evolvere in punti di forza di noi stessi.
La società, in cui viviamo ed interagiamo, troppo spesso si permette di coinvolgere le persone in un processo forzato di omologazione, che porta a eliminare aspetti interi dell’esistenza nel tentativo di rendere più veloce l’omologazione stessa, con l’ottica che tutto ciò che è troppo fragile sia inutile.
È quindi importante fissare nella propria mente un’immagine positiva di sé stessi, imparando a organizzare i propri pensieri in modo pro-attivo.
Camminare giorno dopo giorno costruendo, mattone dopo mattone, un’immagine positiva di sé stessi porterà l’individuo a sentirsi accettato dalla società non tanto perché omologato alla società stessa, ma perché amandosi sarà in grado di amare gli altri e quindi saprà fare parte della società.
Essere gelosi nei confronti degli altri per ciò che sono, per la loro bellezza o per ciò che posseggono, è un processo deleterio che induce solo a focalizzare la propria attenzione su aspetti oggettivamente meno importanti, che, grazie alla rabbia, vengono fatti prevalere sopra tutti gli altri. La rabbia può essere un sentimento molto forte; talmente forte che viene spesso usato, anche involontariamente, proprio per spostare l’attenzione sugli altri oscurando totalmente la visione di sé stessi.
Un passo fondamentale per riuscire a relazionarsi con gli altri individui fino a trovare un partner da amare è, in primo luogo, amare sé stessi; altrimenti si incorre nel rischio di creare una relazione permeata di mancanze, in cui si tenta di cercare nel proprio partner le sensazioni che noi per primi abbiamo perso, o accantonato, da troppo tempo.
Amare il proprio corpo
Amare sé stessi è il primo passo per amare gli altri e per condurre una vita piena e soddisfacente: se non sei in grado di amare te stesso, difficilmente sarai in grado di amare realmente qualcun altro.
Amare il proprio corpo è una tappa essenziale nel percorso di completa accettazione del proprio io, che deve portarci ad affermare a pieni polmoni: “io mi amo”.
Amate il vostro corpo.
Accettate ogni difetto e, se proprio lo desiderate, lavorate correttamente su voi stessi per migliorarvi, senza pretendere di raggiungere in breve tempo standard o canoni troppo distanti da voi; non perché non potete essere in grado di raggiungerli o perché bisogna “sapersi accontentare”, ma semplicemente perché può essere deleterio avere fin da subito un’aspirazione troppo distante dalla propria condizione iniziale. Se puntiamo a mete troppo lontane, ogni miglioramento ottenuto nel percorso risulterebbe comunque ancora troppo distante dall’ideale ricercato e non sapremmo celebrarne il raggiungimento, come invece ogni singolo traguardo meriterebbe.
Non si può pretendere di coltivare un intero bosco, se prima non si sanno le regole per coltivare un singolo albero.
Non si può scrivere un libro intero, se prima non si scrive almeno un capitolo coerente.
Non si può prendere una laurea, se prima non si fa nemmeno un esame; e poi un altro; e poi un altro ancora; fino a raggiungere la festa finale di postlaurea.
Amare il proprio corpo è un percorso che può essere lungo oppure breve; certamente può essere efficace solo partendo dalla base, dal riconoscere ogni propria sfaccettatura, rispettandola per quello che è.
Non considerate le vostre caratteristiche come “difetti”, ma come “aspetti essenziali di voi”. Senza quegli “aspetti essenziali” non siete più voi stessi.
Iniziate col rispettare il vostro corpo.
Rispettate i vostri tempi di reazione.
Rispettate la vostra età.
Con il rispetto di sé arriva la consapevolezza, e con essa la determinazione nel riconoscere che la nostra unicità è la nostra forza.
La bravura di un parrucchiere, per esempio, non è riprodurre un’acconciatura presa da una rivista, ma è sfruttare quell’acconciatura per esaltare il cliente. Non puoi vendere un’immagine se non la rispetti, per prima cosa.
Rispettate il vostro corpo, condividete le vostre fragilità e fate delle vostre diversità una forza che vi potrà rendere felici.
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